Piazza della Indipendenza a Firenze è stata testimone di quelle vicende rivoluzionarie, in testa il raduno del giorno 27 aprile 1859, che, al grido di “Viva l'indipendenza italiana” e “Viva l'Italia Unita”, misero fine al trono della famiglia granducale dei Lorena.
I più attivi protagonisti di tali moti patriottici, tra cui spiccano Bettino Ricasoli, Ferdinando Bartolommei e Giuseppe Dolfi, per preparare la rivoluzione si riunivano infatti nella casa, sita al numero 22 della piazza, di Guido Nobili, avvocato e scrittore a quei tempi ancora solo un bambino di otto anni. Il Nobili stesso, tra i più attenti e precisi cronisti di quegli anni, ci tramanda la grande dimostrazione di civiltà del popolo fiorentino, che seppe portare a termine una rivoluzione non solo non violenta, ma anche priva di eccessi verbali, tanto da essere ricordata come la più civile, pacifica ed educata delle rivoluzioni.
Da quel momento alla piazza venne attribuito il nome di Piazza della Indipendenza, che andò a sostituire quello di Piazza Maria Antonia, nome della Granduchessa di Borbone, moglie di Leopoldo, ultimo Granduca di Toscana. Le vie limitrofe alla piazza assunsero i nomi dei personaggi di spicco di tali eventi, pur mantenendo nella targa in piccolo l'indicazione dei nomi precedenti l'insurrezione.
Ad oggi nella Piazza della Indipendenza si possono ancora ammirare i monumenti, insidiati tra il 1896 ed il 1897, dedicati ad Ubaldino Peruzzi e Bettino Ricasoli, due importanti artefici delle sollevazioni per l'unità di Italia, che nella piazza ebbero origine. Sotto l'ultima finestra a destra del palazzo in cui ha abitato Guido Nobili, è inoltre possibile osservare una targa in sua memoria, nonché la presenza ancora oggi di uno storico portabandiera, a ricordare ciò che affermava Nobili con molta convinzione:” Il vessillo dell'unità d'Italia, il 27 aprile in tutta Firenze, e dalla casa mia, per il primo, compariva alle acclamazioni del popolo”.
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